(0) Commentimercoledì 16 ottobre 2019
Qualche giorno fa, Fra' Paolo Maria, cappuccino missionario in
Amazzonia, ha messo in comunicazione tramite whatsapp un gruppo di
indigeni Tikuna con la Volontaria della Carità Felicita
Casti, rientrata in Italia ormai da più di dieci anni, oggi
residente al Piccolo Rifugio di Ferentino.

Un fotogramma della videochiamata Whatsapp con i
Tikuna
L'emozione è stata grande, naturalmente! Sia per Felicita
che per il gruppetto che la salutava. Felicita, dal canto suo, non
ha dimenticato nulla dei suoi 31 anni passati nell'Alto
Solimões (la zona dell'Amazzonia in cui vivevano gli
indigenì Tikuna) i villaggi che lei seguiva lungo il fiume,
le persone che ha visto crescere per più di una
generazione...
Certo, le condizioni di vita nel 1971, quando mamma Lucia
Schiavinato la invitò a spostarsi dal Maranhão
all'Amazzonia non erano quelle di oggi. Andare a vivere a Feijoal (
il primo villaggio che ha visto la presenza delle Volontarie)
significava "entrare" nella foresta, abitare lungo uno dei tanti
igarapé (piccoli corsi d'acqua) del Solimões, tra
indios che parlavano il tikuna (solo pochi uomini parlavano
portoghese ), essere lontani da Benjamin Constant, il paese
più popolato e sede della parrocchia, alcune ore di barca e
un altro paio d'ore di aereo per arrivare a Manaus, niente energia
elettrica, niente acqua in casa (gli indios sono in simbiosi con il
fiume)....
Ma, soprattutto, voleva dire entrare in un altro mondo, in
un'altra cultura, ben diversa da quanto la stessa Felicita aveva
sperimentato arrivando a Itaberaba (Bahia), prima tappa delle
Volontarie in Brasile, nel 1964.

Feliicita distribuisce ai bambini Tikuna panini preparati da
loro
Felicita ha saputo "inculturarsi", condividendo in tutto la vita
dei Tikuna, conoscendola fino in fondo, amandola, camminando
insieme per aiutarla a prendere coscienza dei propri diritti e
della ricchezza dei valori della propria cultura. Ha imparato dalla
loro vita e, a sua volta, insegnato a vivere anche in un mondo
diverso dal loro. Ha visto nascere bambini, che sono diventati
giovani e adulti padri e madri di famiglia. Ha visto partire
giovani che hanno continuato a studiare e poi si sono inseriti in
città, come Manaus, occupando posti di lavoro con
competenza. Ha accompagnato le famiglie anche nei momenti
più difficili, quando hanno dovuto lasciare Feijoal per
trasferirsi con le loro case un po' più su lungo il fiume,
fondando il villaggio di Cidade Nova.

È stata insegnante, infermiera, contadina, carpentiere,
catechista, responsabile della pastorale e del culto (il sacerdote,
solitamente, riusciva a passare nel villaggio non più di una
volta al mese). In una parola, è stata così tanto
mescolata con la gente che per quanti la incontravano era difficile
credere che non fosse un'india.

Per questo è facile capire quanto grande sia stata
l'emozione dell'altro giorno nel riascoltare le loro voci e
sentirsi dire che non è stata dimenticata, tanto da essere
capaci di continuare per quella strada che lei ha aperto.
Teresa D'Oria
