(0) Commentivenerdì 19 marzo 2021

Papa Francesco ha voluto che i 150 anni dalla proclamazione di
san Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale (8 dicembre
1870) fossero l' occasione per riscoprire la presenza paterna dello
sposo di Maria nella nostra vita cristiana.
Nella bella lettera "Con cuore di Padre" il Papa
sottolinea tra i vari aspetti della vita di san Giuseppe la "forza
di accogliere la vita così com'è, di fare spazio
anche a quella parte contraddittoria, inaspettata, deludente
dell'esistenza".
Sono parole che toccano quanti conoscono e vivono il carisma di
Lucia Schiavinato.
Seppur in modo diverso, tutti noi, come Giuseppe, abbiamo
sperimentato il venir meno di certi progetti, o conosciuto certe
pieghe impresse alla vita al di là delle nostre previsioni.
La malattia, la prova, l'età anziana, hanno fatto venir meno
tante attese e speranze.
Così è accaduto anche a Giuseppe quando ha visto che
il progetto di matrimonio con Maria non si sarebbe realizzato come
lui pensava. L'inattesa gravidanza della sua giovane sposa, fuori
dalla loro vita coniugale, poteva provocare la condanna a morte per
lapidazione di Maria, e per Giuseppe poteva apparire il segno del
tradimento da parte di colei che lui amava. La nascita, poi, di
Gesù, avvenuta in un luogo di fortuna come quello di una
stalla, e la fuga in Egitto per mettere in salvo Gesù dalla
furia omicida di Erode, ha segnato ancora duramente la vita di
Giuseppe. Anni dopo, con la sua sposa, il falegname di Nazareth ha
conosciuto l'angoscia per la misteriosa scelta del figlio
adolescente di fermarsi a Gerusalemme, senza avvisare i suoi.
Il Papa osserva che "occorre deporre la rabbia e la delusione e
fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana, ma con fortezza
piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure
esiste". Chi, infatti, tra noi, ha scelto la malattia o una
sofferenza? Sono realtà che però esistono.
Ma il papa ci ricorda che "la vita di ciascuno di noi
può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di
viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non
importa se alcune cose sono ormai irreversibili. Dio può far
germogliare fiori tra le rocce".
San Giuseppe, con il suo silenzio, si presenta a noi come il
credente che seppe ascoltare la voce del Signore, che più
volte gli disse, apparendogli in sogno: "Non temere". Giuseppe non
teme, perché avverte vicina a sé la presenza di Dio,
anche se misteriosa.
Non si sa più nulla della vita di quest'uomo. Quando
Gesù inizia la sua vita pubblica, Giuseppe è
già morto.
Una cosa però possiamo immaginare: in questa vita
così ordinaria del nostro santo c'era una luce: la presenza
di Gesù e di Maria. Una presenza, che nella fede, anche noi
possiamo avvertire in tutta la sua forza. Ma ora c'è anche
la presenza stessa di Giuseppe a consolare la vita di quanti sono
nella prova.
La tradizione della Chiesa, da molto tempo prega san Giuseppe come
il patrono della buona morte. Come non affidare a questo custode
della santa famiglia, tante persone che strappate dalla loro
famiglia a causa di malattia, o per età anziana, sono morte
lontane da casa senza la presenza dei loro cari?
Don Antonio Guidolin
